Previdenza complementare per il lavoratori dipendenti

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Previdenza complementare per il lavoratori dipendenti

Quando finalmente si inizia a lavorare e si raggiunge la tanto ambita indipendenza economica si pensa subito a come realizzare i nostri progetti futuri, ma non si tiene mai conto dell’importanza del crearsi una forma di previdenza complementare il prima possibile.

Con le numerose modifiche avvenute negli ultimi anni, chi inizia a lavorare in questi giorni dovrà lavorare almeno per 42 anni e riceverà come pensione la metà dell’importo dell’ultimo stipendio percepito.

Allora cosa fare per mantenere un reddito che ci permetta di continuare a vivere con il nostro stile di vita anche durante gli anni della pensione?

Previdenza complementare, scopri la  forma più adatta alle tue esigenze.

Le opzioni a disposizione dei lavoratori dipendenti sono varie. Si potrà scegliere tra:

  • Fondi pensione negoziali o chiusi: può essere adottato solo se aderiscono al fondo sia i lavoratori che i datori di lavoro. Entrambi sono obbligati a versare il contributo previsto al fondo negoziale scelto dal lavoratore.
  • Fondi di pensione aperti: si può aderire sia come singolo che come collettività. Possono essere creati e gestiti da banche, imprese assicurative e tanti altri enti.
  • Piani individuali pensionistici: a questa forma di previdenza complementare si può accedere solo individualmente e viene creata attraverso contratti di assicurazione sulla vita.

Per i dipendenti pubblici, però, ci sono alcune limitazioni sulle tipologie di strumenti pensionistici elencati appena sopra. Quest’ultimi possono aderire ai fondi pensione aperti o ai piani individuali pensionistici solo individualmente e possono versare solo il contributo individuale e non il flusso di TFR.

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Fondo pensione chiuso

Affinché possa avvenire la contribuzione, il fondo pensione chiuso deve avere tre elementi:

  • Il contributo del lavoratore: l’importo minimo viene calcolato sugli accordi collettivi del momento, ma il suo valore può essere aumentato in futuro.
  • La quota del TFR: nel caso si decida di destinarla a un fondo pensionistico complementare.
  • Il contributo del datore di lavoro.

La pensione sarà calcolata sulla base del montante costituito dai versamenti dei contributi e dai loro rendimenti maturati nel tempo.

 

Fondo pensionistico aperto

Il lavoratore dipendente, se aderisce individualmente a questa tipologia di fondo pensionistico, può scegliere autonomamente l’importo e la periodicità dei versamenti che desidera eseguire.

Se aderisce collettivamente, invece, l’importo minimo da versare viene stabilito dagli accordi collettivi. Anche in questo caso, però, l’importo dovuto può essere aumentato in un secondo momento.

Chi versa il proprio contributo collettivamente ottiene anche quello del datore di lavoro. Questo contributo è un elemento che deve essere valutato attentamente: infatti, a parità di condizioni, si può ottenere una pensione complementare del 17% più alta.

Nel caso si desideri avere una proiezione futura della pensione, esiste Pensione Online su Misura. E’ un servizio offerto da UnipolSai ed è pensato per aiutare le famiglie italiane a capire quale sarà lo strumento pensionistico più adatto alle loro esigenze.

 

TFR come fonte di finanziamento

Il TFR generalmente rappresenta la fonte più importante di finanziamento per la previdenza complementare. Un dipendente privato, entro 6 mesi dall’assunzione, deve decidere dove destinare il proprio TFR. Può scegliere di versarlo su un fondo di prevenzione complementare oppure può lasciarlo all’interno dell’azienda. Se non viene comunicata esplicitamente la propria decisione, il datore di lavoro sarà tenuto a versare il TFR nella forma pensionistica collettiva che è prevista dagli accordi o dai contratti collettivi.

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